
Long-Acting
Per una cura antibiotica extraospedaliera efficace e una riduzione delle ospedalizzazioni
Pisa16 giugno 2022
RAZIONALE
Le infezioni batteriche della cute e dei tessuti molli (ABSSSI) sono tra le cause più frequenti di ammissione al pronto soccorso ospedaliero. Ciò porta ad un sovraffolamento del pronto soccorso con conseguenti ritardi delle cure ai pazienti. Molti pazienti, inoltre, hanno bisogno di terapie parenterali, di difficile esecuzione a livello ambulatoriale; questo induce un ulteriore aumento delle ospedalizzazioni da ABSSSI.
Molte evidenze suggeriscono, inoltre, che l’ospedalizzazione estesa di pazienti anziani, con multipli comorbidità e in politerapia farmacologica, può indurre conseguenze psicologiche negative, come ad esempio l’insorgenza di sentimenti di solitudine o stress economico, oltre alla potenziale insorgenza di infezioni nosocomiali.
La pandemia da SARS-Cov2, inoltre, ha ridotto ulteriormente l’offerta ospedaliera per una serie di patologie non critiche e molti pazienti affetti da patologie infettive hanno bisogno di una gestione extra-ospedaliera.
L’utilizzo dei farmaci a lunga durata d’azione (long-acting) e con mono-somministrazione può essere cruciale nell’ottimizzazione della gestione intra- ed extraospedaliera del paziente con ABSSSI.
La dalbavancina è un antibiotico con emivita di 2 settimane che permette un’unica o due somministrazioni. Il farmaco è approvato nelle infezioni acute della cute e dei tessuti molli (ABSSSI), causate da batteri quali Staphylococcus aureus e da diverse specie del genere Streptococcus. Il suo uso pertanto sarebbe raccomandato per pazienti afferenti acutamente a strutture ospedaliere ed ambulatoriali. Il suo utilizzo in area Urgenza, esempio Pronto Soccorso o reparti ad alta rotazione collegati alla Medicina d’Urgenza, potrebbe evitare l’ospedalizzazione di un alto numero di pazienti che, per il profilo clinico e delle comorbidità, potrebbero necessitare di un ricovero ospedaliero per il trattamento delle ABSSSI o di altre patologie.
L’uso della dalbavancina è anche razionalmente plausibile in una serie di patologie croniche che partono da una infezione della cute, come ad esempio l’infezione profonda della ferita sternale, l’infezione della tasca di posizionamento di pace-maker, l’ulcera cronica nel paziente allettato. Di fatto la dalbavancina è stata testata con successo in caso di infezioni del flusso sanguigno, correlate all’uso del catetere, dimostrando che 2 dosi di dalbavancina somministrati a distanza di 1 settimana sono più efficaci della vancomicina somministrata in maniera parenterale 2 volte al giorno per 14 giorni. Esistono inoltre potenziali utilizzi futuristici dei farmaci long-acting in patologie sistemiche ad alta complessità (esempio endocardite, osteomielite ecc.). Anche in questi casi, l’utilizzo della dalbavancina permetterebbe una cura antibiotica efficace extraospedaliera per tutti quei pazienti che altrimenti sarebbero ospedalizzati per completare estese cure antibiotiche.